In questa crescita tumultuosa è più forte che mai il bisogno di regole. E “In qualità di società scientifica”, ricorda De Santis, “la Sicpre¨ è da tempo impegnata con il Ministero della Salute in un tavolo tecnico teso alla regolamentazione di questa tipologia di trattamenti. Molti sedicenti “medici estetici” sono sprovvisti della necessaria formazione e possono davvero fare danni, come periodicamente i media riportano. Per questo siamo impegnati sia in un dialogo con le istituzioni, sia in un’opera di informazione e sensibilizzazione verso i potenziali pazienti, perchè la sicurezza inizia dalla conoscenza”.
A ribadirlo anche il dott. Marco Moraci specialista in chirurgia plastica, ricostruttiva ed estetica, con all’attivo circa 700 interventi chirurgici all’anno, che precisa: “Innanzitutto chirurgia estetica non è sinonimo di chirurgia plastica; quest’ultima infatti è un ramo della chirurgia che a sua volta comprende due grandi discipline: la chirurgia estetica e la chirurgia ricostruttiva. Nel nostro Paese, a differenza di altri, non esiste una specializzazione in chirurgia estetica, mentre esiste quella in chirurgia plastica. Un qualunque medico chirurgo (ovvero un soggetto che ha conseguito la laurea in medicina e chirurgia) è per esempio sempre autorizzato a eseguire interventi di chirurgia estetica indipendentemente dal fatto che abbia o no una particolare specializzazione. Ho sollevato più volte la problematica al Ministero della Salute per vietare questa prassi ma la questione non si risolve perché è giudicata discriminatoria nei confronti dei professionisti. Occorre quindi una regolamentazione“.
Attenzione anche alle offerte speciali e ai prezzi troppo bassi, che vanno quasi sempre a scapito della qualità . E’ molto diffuso infatti il fenomeno del low cost, “fenomeno“, riporta il presidente di Sicpre, “molto preoccupante che spinge persone che vogliono risparmiare ad effettuare interventi in ambienti non sicuri e non controllati. Noi infatti consigliamo sempre di rivolgersi a strutture sicure, certificate e accreditate che siano in grado di affrontare qualsiasi tipo di complicanza, come infezioni o embolie. Ad esempio è importante che ci siano reparti chirurgici inseriti in strutture sanitarie con terapia intensiva”.
Fortunatamente in questi ultimi anni una novità degna di nota è l’affermarsi dell’Italia come meta per i cosiddetti viaggi della bellezza, grazie alla buona fama di cui godono i suoi specialisti e le sue strutture. Per la prima volta, infatti, i chirurghi tricolore hanno dichiarato di avere pazienti provenienti dall’estero e in particolare da Russia, Romania e Svizzera.
“Non c’è da stupirsi”, sostiene il dott. Marco Moraci, “visto che la scuola italiana di chirurgia plastica ed estetica è tra le prime al mondo a livello di formazione, seconda solo agli Stati Uniti”. Oltretutto un intervento di chirurgia estetica in Italia risulta abbastanza accessibile: le parcelle dei chirurghi sono in linea con quelle degli altri Paesi europei e inferiori agli Stati Uniti.
Tanto che l’Italia ha anche fatto emergere un ideale di bellezza: quello appunto dell’ “Italian Style” che sembra prevedere seno abbondante, fisico asciutto (la lipoaspirazione è infatti al secondo posto, con oltre 20 mila procedure) e viso fresco. Infatti, non solo tossina botulinica e acido ialuronico sono in assoluto i trattamenti più eseguiti (rispettivamente con circa 110 mila e circa 109 mila procedure), ma in ambito chirurgico la terza e quarta posizione è occupata dalla blefaroplastica e dal lipofilling al viso.
“Contrariamente però a quanto si pensi” riferisce il dott. Marco Moraci, “non si è assistito in questi ultimi anni ad un significativo incremento di richieste di interventi da parte dell’uomo, diciamo che per quanto mi riguarda su 100 pazienti, solo 5/6 sono di sesso maschile a conferma del fatto che questo mondo è ancora fortemente dominato dalla donna”.
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